Tardia Massimiliano

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4,5

Massimiliano Tardia è nato in provincia di Milano nel 1967 da genitori siciliani, ha studiato l’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera frequentando il corso di pittura. Ha lavorato liberamente come professionista nel campo delle arti applicate, realizzando illustrazioni, scenografie, esponendo anche in alcune personali in diverse città italiane. Ma alla sensibilità artistica di Massimiliano si è sempre associata una grande carica umana che lo ha spinto ad un incontro ravvicinato con il mondo dell’emarginazione, della povertà, della sofferenza e del disagio giovanile Nel 1990 parte per una breve esperienza in Africa e realizza in Camerun delle opere per i missionari del P.I.M.E. Questo viaggio ha decisamente cambiato la vita dell’artista che “dimentica” l’Accademia e tutto il sofisticato meccanismo della ricerca artistica che richiede un impegno totale di ricerca e analisi, ritenuto da lui importante ma non quanto l’urgente servizio verso il mondo da lui appena scoperto (l’università della miseria come direbbe Van Gogh). La ricerca del bello (che non sempre coincide con il vero) lascia il posto al vero (che è sempre bello); si dedica cosi allo studio della pedagogia e della teologia e lo troviamo cosi come educatore e come volontario a Pavia e a Milano in diverse associazioni e centri per il disagio giovanile. Dal 1990 inizia la sua esperienza lavorativa come docente di religione nella scuola media e superiore Nella vita di Massimiliano l’arte ha sempre occupato un ruolo particolare, accompagnandolo sempre in tutti i momenti e facendo da debito corollario alla sua profonda trasformazione spirituale. Massimiliano non si definisce artista, ma è senza dubbio un creativo ed un comunicativo che considera la fotografia, la pittura, la scultura, il design, la scrittura come semplici mezzi tecnici per creare e comunicare. Il suo vissuto lo ha portato a considerare la creatività come dono al servizio di tutti e come strumenti essenziali per una vera condivisione in sostanza come strumenti per amare. La sua arte esprime questo impegno ma non lo fa con fatica o impegno programmatico, al contrario si manifesta con gioia creativa quasi primitiva, con spontaneità spesso introvabili in artisti di “mestiere”, con intuizioni spesso felici perché letteralmente immediate, senza concettose speculazioni intellettuali. Egli guarda la realtà con gli occhi di un bambino, pronto a coglierne i segreti e le fulminee suggestioni. Il mezzo più usato dal nostro artista e senza dubbio la fotografia, pur con raffinati e a volte radicali interventi pittorici. La macchina fotografica gli permette di catturare con efficacia e con la necessaria rapidità quelle impressioni e suggestioni che lo colgono durante i suoi frequenti spostamenti in città e in campagna. La sua attenzione è spesso rivolta verso la natura, o meglio, per usare un termine da lui coniato, verso ” l’ipernaturalismo”, cioè una manifestazione della natura nascosta che nei suoi particolari rivela sempre immagini nuove e inedite. E così Massimiliano procede catturando istanti, dettagli minimi, cambiando il punto di vista sulle cose, un operazione che spesso nelle sue opere ci conduce allo stupore e all’ammirazione. Le sue opere colgono gli attimi fuggenti della vita quotidiana oppure gli stati d’animo; certe volte piccoli particolari, forme, colori, spazi sapientemente creati dalla natura, attimi che non sono che il riflesso della perfezione, della creatività, di quell’unico grande Maestro che ha pensato e voluto tutto ciò che esiste; a noi non resta che la gioia di essere partecipi cogliendoli. Nei suoi recenti lavori ipernaturalisti emerge il suo sforzo di cogliere lo ” Spirito delle cose”, di evidenziare il labile confine tra Spirito e materia e tutto senza l’uso della parola, del ragionamento, della razionalità, ma con la percezione, la sensazione, la capacità di astrazione. Un po’ come Aristotele, è convinto che l’astratto sia l’anima della realtà, che solo attraverso l’astratto si possa cogliere il concreto e che questo metta insieme tutte le percezioni. In modo specifico osserva la capacità della luce di creare materia, non nel senso caravaggesco del termine, dove la luce sembrava tirar fuori dal buio forme e volumi, ma in senso non classico e più globale: la luce sembra qui scaturire dalla matería stessa, sembra scindersi, danzare in miriadi di forme e colori. Cosi ad esempio la luce che accarezza un manto d’acqua può sembrare uno splendido prato fiorito o un arazzo, oppure disegna sagome di animali. In altri casi, dove la luce accarezza l’acqua nel cielo ( nuvole), da vita a forme e motivi decorativi bizzarri che ricreano nuovi spazi e nuove dimensioni, quasi surreali…materia plasmata dall’energia…dalla luce. adroid