Perusi Roberto

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L’anima mia, di indole artistica, prese dimora nell’attuale corpo nell’anno domini 1953, lo stesso istante in cui mio padre raccoglieva il frutto maturo della mia mamma. L’essenza si sommò ad altra essenza e io ne fui il risultato. La disposizione all’arte era nella piattaforma genetica così che mio padre fu un sensibile pittore, mia sorella un modesta figurinista, senza contare zie e cugine che pure ne erano predisposte. Fin da giovane l’anima guidò le mie mani e le matite che maneggiavo. Ho sempre avuto dimestichezza con colori e matite sin da quando frequentavo le scuole dell’obbligo, senza per altro mai aver affinato il mio senso artistico. Continuai comunque a disegnare, a matita, in bianco e nero e negli anni del liceo riuscivo a guadagnarmi dei soldini vendendo i miei disegni a chiunque ne fosse interessato: discoteche, alberghi, mobilifici e numerosi amici ai quali, evidentemente, piacevano i miei soggetti. Passai poi alla pittura ad olio, monocromatica (mi ero innamorato del blu) realizzando telai di grandi dimensioni (che non riuscivo a trovare in commercio) dove, con gran fatica, vi inchiodavo lenzuola di lino della mia nonna: ebbi subito il consenso di chi già conosceva le mie opere a matita e vendetti almeno una decina di queste monumentali opere. Così tra una matita e un olio conclusi il liceo e mi iscrissi alla facoltà di architettura di Venezia, dipartimento di restauro, dove ebbi modo di approfondire la storia dell’arte. Il primo impiego lo ebbi come visualizer (chi dà forma visiva all’idea di partenza con un bozzetto grafico) in un’agenzia di pubblicità di Verona. Negli anni 80 mi trasferii a Milano, città mitica in quegli anni per tutto ciò che girava intorno all’arte e alla creatività. Erano tempi duri per fare l’artista o forse ero io ha non aver ancora preso pienamente coscienza delle mie latenti capacità artistiche. Fatto sta che, per mere questioni economiche, la mia mente impose al mio corpo, con buona pace dell’anima, di mettere a frutto tutto ciò che nel tempo avevo imparato e divenni un graphic designer/illustratore presso lo “Studio VU” realizzando progetti grafici e di packaging per l’agenzia. Conservo ancora tutti i vari progetti di allora: illustrazioni, etichette e prodotti di packaging, che ho usato come portfolio nella mia sucessiva professione come free-lance realizzando copertine di libri, illustrazioni per periodici nazionali ed altro ancora. A Milano ebbi modo di frequentare gli ambienti artistici di questa meravigliosa città, crescere professionalmente, frequentare mostre e sopratutto scambiare idee e condividere progetti nell’ambito del graphic design, senza mai smettere di imbrattare tele e cartoncini Schöller. Nel 1992 partecipai al mio “primo concorso immaginaria” di “grafica pittorica italiana”, presidente di giuria Daniela Palazzoli. Non vinsi alcun premio ma la mia opera fu selezionata ed esposta e come premio ricevetti un buono di 300.000 lire da spendere in quel della Rinascente che aveva organizzato l’evento. Ho sempre continuato a dipingere con matite, acrilici ed acquerelli e negli ultimi anni ho intensificato questo tipo di attività, impartendo lezioni di pittura nelle tecniche nelle quali mi ero specializzato. Ho ricevuto diversi attestati di partecipazione per vari premi: Combat (2019), Giada (2020), Città di Budapest (2020), Dantebus (2020/2021),) prima Biennale Internazionale d’Arte di Acquedolci (2020) e attualmente ho due collettive in essere, una a Messina con 3 opere e un’altra a Venezia presso Arte laguna prize con due opere. Abito e lavoro a Genova.va.