Montisci Roberto

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40,5

Artista autodidatta, dimostra sin dall’infanzia la sua inclinazione per l’arte attraverso il disegno, per poi approdare alla pittura. Alla continua ricerca di una pittura legata alla realtà, ha focalizzato la sua ricerca artistica sullo studio della tecnica iperrealista. Sin dagli inizi manifesta una forte attrazione e un grande interesse per l’arte fiamminga del XVII e del XVIII secolo e per Caravaggio, che lo influenzano e la cui celebrazione è presente nelle sue tele. Nei due ritratti Self portait (olio su tela, 50×70) e Barbara Pitzianti (2010, olio su tela, 40×50), i volti luminosissimi dal naturale senso cromatico e dalla tecnica accurata emergono dal fondo scuro e catturano la luce. Le figure hanno una forza espressiva tale da catturare lo sguardo di chi le osserva come se i protagonisti avessero la necessità di dare voce a un messaggio, affidato alla trama pittorica. La ricerca dei particolari è meticolosa fino alla resa quasi fotografica, come nel velluto del copricapo o nei capelli della donna. A partire dal 2010 Roberto concentra la sua attenzione verso temi politico-economici molto attuali, soffermandosi nelle sue opere sulla grave crisi economica che sta investendo l’Italia e in modo particolare la Sardegna in questi anni e, come emblema di questa situazione, nelle opere ricorre la raffigurazione di una banconota da dieci euro. Si tratta di due opere: nella prima, Crisi Economica (2011, olio su tela, 54×42), è riprodotta  la bandiera dei quattro mori a cui sono accostate due banconote, le vecchie 500 lire e appunto le attualissime 10 euro. Il significato appare chiaro e quantomeno disincantato: i tempi che furono quelli della lira e i tempi che sono, quelli dell’euro. Il valore delle banconote, notevolmente disparato, indica il valore di mercato oramai notevolmente mutato e quanto la situazione economica, e quindi sociale, sia mutata in modo peggiore. Si avverte nell’opera l’influenza caravaggesca, sul fondo in ombra spicca infatti il bianco della bandiera sulla quale sembra posarsi un raggio di luce, così come sulle banconote. L’accostamento del volto di un moro collocato frontalmente alle banconote è come se volesse far recepire un’ulteriore guerra/battaglia del popolo sardo, questa volta verso la crisi. La seconda tela, L’Arca di Noè (2012, olio su tela, 50×60) vuole essere un’opera di speranza. Il Diluvio, la grave crisi economica che sta investendo l’Italia non verrà superata con il ritorno alla lira e l’abbandono della moneta unica europea, è proprio l’euro che potrebbe salvarci, considerando che il ritorno alla lira potrebbe essere catastrofico. Una salvezza è possibile solo se venissero rispettati i principi dell’arca di Noè: la correttezza, la democrazia, l’amore per il proprio paese e per la propria popolazione da parte dei politici che ci rappresentano in questo momento e che dovrebbero mettere da parte le ambizioni egoistiche che minacciano di sommergerci. Il bicchiere d’acqua, ma anche i colori molto chiari, la trasparenza e la luminosità di cui è permeata l’opera sembrano essere in contrasto con quella che è l’idea del diluvio, l’opera, infatti, esprime ordine, calma, tutto appare  molto immobile, stabile. Questa considerazione però non vuole negare la presenza della crisi, che si avverte profondamente nell’opera quanto nella realtà, la tempesta è ormai passata è tempo di rinascita e di speranza, di quiete. La tecnica pittorica è quella tipica dell’iperrealismo, una pittura a olio così perfetta e meticolosa nella ricerca del dettaglio che sembra evocare la nitidezza di un’immagine fotografica.

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