Diana Stefano

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50,5

Stefano Diana vine da una famiglia di falegnami, il nonno paterno lavorò come falegname dal 1929, e suo padre ne seguì le orme. Il piacere per le arti grafiche e pittoriche e quello di maneggiare e lavorare il legno gli vengono dall’indole ma anche da questo ambiente infantile che lo ha fornito di strumenti e idee oltre che un materiale straordinariamente lavorabile, per i propri giochi di bambino e di pre- adolescente. Ma la spinta decisiva ad avventurarsi in questo mondo l’ha data, paradossalmente, un evento drammatico della vita di Stefano Diana: all’età di 20 anni un versamento di sangue spontaneo nei pressi del midollo spinale ha prodotto un ematoma e una conseguente compressione al midollo stesso, lesionandolo irreparabilmente. Questo ha significato una paralisi agli arti inferiori e inevitabilmente un cambiamento drastico della sua vita. Ma con questo è arrivata anche una acutizzazione dei sensi rimasti efficienti e una maggiore attenzione agli strumenti espressivi ancora utilizzabili per “parlare di sè stesso”. Fu così che Stefano Diana ha ripescato dal cassetto il suo hobby e ha deciso, grazie all’incitamento di suo fratello e con l’aiuto dei suoi genitori, di provare a farne un lavoro… Stefano Diana aveva già lavorato in falegnameria a partire dall’età di 12 anni nelle pause scolastiche, per 5 estati come apprendista e per altre 5 a tempo pieno, scegliendo nel 1978 di abbandonare gli studi (ragionieristici) per farne la propria professione. Contemporaneamente ha imparato i primi rudimenti della tecnica dell’intarsio da uno zio materno hobbista, e da alcune visite insieme a lui in laboratori brianzoli. Insieme hanno sviluppato una tecnica leggermente diversa da quella appresa in Brianza: senza utilizzo di macchinari, con una diversa successione delle fasi di composizione ed una specifica attenzione alla scelta dei singoli tasselli; approccio più adatto all’esecuzione di pezzi unici. L’esperienza di Stefano Diana in questa disciplina parte dal 1978 come hobbistica e dal 1986, tre anni dopo l’avvento della paralisi alle gambe, come professione. Dal ‘78 inoltre ha approfondito anche le basi di disegno tecnico e grafica a mano libera, prendendo lezioni private e frequentando per oltre 10 anni un atelier.