De Nardi Angelo

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4,5

Più recentemente ha operato nel Circolo Artistico Provinciale “M. Morales” di Belluno ed attualmente in un gruppo attivo a Longarone(BL) dove vive e lavora. Inizialmente legato al figurativo e al paesaggio, ha dimostrato presto interesse per la combinazione dei colori e il loro significato introspettivo. Nei suoi paesaggi con case già si intravedeva la sua esigenza di sintesi, cioè semplificazione degli elementi figurativi e il suo interesse per la ricerca coloristica, tanto che in una mostra del 1977 a Longarone dal titolo “Arti Visive “ si commenta così il suo particolare uso del colore: “La prevalenza del violetto, abbinato a vari impasti di grigio, dona ai suoi lavori una delicata armonia cromatica, che egli ottiene per istintivo senso pittorico, ma che trova una puntuale giustificazione nella teoria dei colori di Ghoete, secondo cui il viola, essendo il colore dotato di minor luminosità, deve occupare maggior spazio per essere in armonia vitale e dinamica con gli altri colori.” Oggi il suo linguaggio pittorico procede verso una completa astrazione con richiami ai movimenti dell’espressionismo astratto americano, dello spazialismo e dell’informale, specialmente quello di Afro Basaldella, tra i più importanti esponenti dell’astrattismo italiano e mondiale, mantenendo un legame con la natura come punto di partenza per un successivo gioco della fantasia. Nei suoi ultimi quadri crea una nuova dimensione spaziale attraverso l’accostamento di macchie colorate informi, che sono a volte senza contorno e a volte graffiate da linee. Egli ricerca una combinazione armoniosa di tonalità e di forme per esprimere la sua poesia interiore e l’idea della vita. Le macchie di colore che vediamo nei suoi quadri possono essere sentite o interpretate in vari modi: come per esempio vortici di luce che percorrono verticalmente od obliquamente lo spazio e sollecitano l’affioramento di fantasmi inconsci che si sciolgono nella tranquillità delle campiture di colore periferico. Il commentatore inutilmente cerca con le parole di spiegare un quadro, al massimo può suggerire una chiave di lettura, perché la fruizione dell’opera d’arte è un fatto personale e soggettivo. L’opera d’arte, soprattutto quella astratta, si completa nel momento in cui lo spettatore, con la sua soggettività ed emotività, colma o definisce quel “quid” rimasto incompleto nella forma.

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