Citro Veronica

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2,5
“Arrivai sulla terra con il nome di Veronica Citro il 30 dicembre 1991 a Milano, in ritardo di quasi una settimana rispetto ai tempi previsti dagli umani già presenti e quindi generando un po’ di scompiglio. Possibilmente stavo terminando di dipingere una farfalla. Disegno e coloro da quando ho memoria e da allora sempre è stato il mio gioco preferito. Nonostante “Da grande voglio fare la pittrice”, mi sono diplomata come tecnico della gestione aziendale presso l’IISS Marisa Bellisario di inzago: da una parte la spinta della famiglia a scegliere un indirizzo che desse facile accesso al lavoro, dall’altra il mio timore di tradire il gioco e ridurlo a dovere, privandolo del divertimento e della spontaneità. Ligia al prima il dovere e poi il piacere, lavoro per circa sei anni come addetta vendita, affascinata dalla psiche umana ma oppressa dalla percezione di un mondo grigio in cui il disegno, l’immaginazione, Il colore e il gioco venivano confinati col bambino interiore al tempo che restava dopo i lavori, i mestieri, gli obblighi sociali e familiari. Nel piccolissimo spazio che riserviamo ai bambini e al gioco nel mondo. Finalmente, nell’aprile 2017, decido di tuffarmi nella ricerca. Ricerca di cosa? Ricerca di me stessa, ricerca di un mondo e un modo che mi piacesse davvero, che mi rendesse felice. Ricerca della felicità. Allora salgo su una bicicletta con quello che ritenevo l’indispensabile e inizio a cercare i colori. Attraverso l’Italia seguendo la Via Francigena e le strade della terra. Saltello da una costa all’altra finché un giorno arrivo in Messico. Messico, mondo di schiaccianti contrapposizioni. Dove il contrasto tra ricchezza e povertà, disperazione e giallo delle risate, ingiustizie e l’ostinato amore per la vita fa risaltare tutti i colori. Dove il cuore accoglie inevitabilmente e ha urgenza di raccontare, di comunicare. Vicino all’uomo che poi diventerà mio marito, per la prima volta dopo molti anni il disegno ritrova forma e colore. Il gioco pretende il suo spazio e si fa largo tra tutto il resto. Sulla tela l’acrilico può esprimere le parole degli occhi, le storie del cuore. Attraverso la pittura posso ascoltarmi e ascoltare, leggere. La pittura comunica in un linguaggio antico, é il ponte nel non tempo tra l’ Anima e la mente, il punto d’incontro tra i mondi. Ora dipingo a tempo pieno, Il gioco occupa felicemente spazio nel mondo dei grandi e si unisce alla psicologia, incarna l’antropologia, si presta a critica e cambiamento e soddisfa l’indagine dell’anima. Alla domanda chi è Veronica Citro risponderei che non lo so, per questo dipingo. Ogni volta che credo di saperlo una pennellata mi smentisce e rimanda il riflesso di altro ancora sconosciuto”.