Capriotti Matteo
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8
“Non vorrei essere arrogante e irriverente nel raccontarvi parte di me. Un’istituzionale parte di me. Sono un essere che si trova a vivere questo eterno attimo, e lo esprime nelle piccole forme che la grandezza di una pennellata permette, su una natura morta che è una tela. Inserire ad ogni tocco la mia esplosione di volontà: anche se iscritta nel frame di un comportamento ormai catodico. Posso raccontarvi di essere uno studente, di essere stato uno studente di periferia, stessa periferia dove persone come Celommi, Melarangelo, Della Monica, Bonolis, Chiarini hanno disegnato la mia identità pur senza viverla con questi occhi. Cosa penso quando creo, penso alla mente umana, al suo logos, al suo nous, penso alla potenza inespressa che ascolto nel suo silenzio dentro di me. Amo il contemporaneo, il movimento che il futurismo diede alla mia novecentesca Italia, come se fosse una città che sale ma immobile come una scultura di un Boccioni. Considero come lungimiranza i tasselli immessi da Sergio Vacchi come qualcosa che si trova in superficie, ma non è dato sapere. Considero inopportuno ma creativo Picasso, con la sua voglia di vendersi, anche la sua stabilità. Mi consola Kandinskij perché esprime le forme del rispetto. Ora chiudo qui questo mio essere dichiarandovi la mia giovane età, 20 anni. Sì, sono del ’96, e non ho mai frequentato istituti d’arte, perché davo al sistema il mio equilibrio; ma feci bene poiché così facendo dimostro con dei peli di cinghiale che io esisto.”