Camposeo Maurizio

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11,5

Nato a Francavilla Fontana (Brindisi) nel 1965, figlio di un “maestro d’arte”, nel 1971 si trasferisce con la famiglia a Vicenza dove risiede tuttora. Insieme al padre Gildo, che ha trasmesso a Maurizio la passione per la pittura, nel 1986 esordisce nelle prime esposizioni ma ben presto intraprende un percorso autonomo. Dal 1999 intensifica la sua partecipazione a mostre collettive organizzate da associazioni artistiche locali e da vari comuni sopratutto a Vicenza e provincia, talvolta in Veneto. In una instancabile autoaccademia, dove sua principale guida è la necessità del segno, si esercita in un eclettismo di forme, stili e tecniche diverse: disegno a china, pittura a vernici e smalti, pittura su vetro, tecniche miste su tela, carta o legno. Piccole incursioni surreali o informali nel suo immaginario figurativo popolato di paesaggi naturali e urbani, ritratti, efficaci scorci palladiani, sono pretesto per esercitare senza sosta le potenzialità compositive. La sua pennellata rapida ed emotiva restituisce un sentimento della natura e dello spazio aperto per catturare l’emozione più forte, l’attimo più intenso, sempre in cerca di un linguaggio libero dagli schemi tradizionali. Poi la svolta. L’incontro con Alberto Peruffo , alpinista scrittore artista editore di “Intraisass” periodico di letteratura, alpinismo e arti visive (Antersass Casa Editrice) lo sorprende molto sensibile al tema della montagna. Un soggetto finora estraneo alla sua pittura, ma anche al suo quotidiano, che gli provoca un turbamento inspiegabile. La montagna si rivela metafora di quella dimensione essenziale che sta cercando nel suo linguaggio espressivo. Diventa il campo di indagine della sua ricerca sul colore e la forma. Materia dipinta. L’ “oltre” che cerca è dentro di lui. Lascia la pittura figurativa, dalla tela spariscono dettagli e figure realistiche, i colori sono più distesi, la luce più chiara, le forme concise, libere dal superfluo. Dipinge “Collezione Pakistana” (2001-2002) e “Collezione Tibetana” (2003-2004) panorami del silenzio di vette e cieli surreali scavati nell’interiorità ma ben note ai veterani della montagna che hanno riconosciuto quel vuoto, quella quiete, quella luce, quel tempo sospeso. I suoi quadri proiettati su grande schermo fanno da sfondo agli eventi-spettacolo al teatro San Pietro di Montecchio Maggiore (2002); all’Auditorium Canneti di Vicenza (2003); nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale di Trento (2004); al Trento Filmfestival sulla montagna (2004/2006) con repliche al teatro comunale di Milano, Padova e Gorizia; ai Castelli di Romeo e Giulietta a Montecchio Maggiore (2004); alle tre edizioni della rassegna culturale “A un passo dal confine” (2006/20007/2008)…. Le immagini delle sue montagne vengono utilizzate a commento di articoli, racconti e poesie di autori di montagna. Nel 2007, durante i 100 giorni del congresso sulla difesa della natura dell’artista Joseph Beuys alla 52° Biennale di Venezia, è uno dei 400 figuranti con la croce di legno bianco in mano protagonisti di “The Wandering Cemetery” (Cimitero Vagante), scultura sociale in forma di performance artistica concettuale pacifista, inaugurata a Vicenza. Dal 2011 entra per un biennio nel direttivo culturale della CCC-Casa di Cultura Cibernetica, con sede nella Casa Rossa di Silvio Ceccato a Montecchio Maggiore (Vicenza) che promuove l’arte e la cultura ad ampio spettro, ed è autore del logo dell’associazione che rappresenta l’ “Uomo Cibernetico”. Come nel 2000 l’opera “La svolta” aveva segnato il passaggio da un fare più descrittivo alle atmosfere delle montagne, anche l’opera “Andare oltre” (2016) rappresenta una sintesi e un inizio verso nuove direzioni, aperture e piani spaziali inattesi, alla ricerca di una meta che sconfina sempre nel prossimo orizzonte. La nuvola, mai uguale a se stessa, metafora della trasformazione, della vita, anche della forma artistica contemporanea (oggi che tutto è in movimento, in continua trasformazione, tutto convive, tutto trapassa da ora a ora, da evento a evento), diventa espressione di un bisogno di uscire dai limiti per respirare nello spazio libero, senza tempo, di andare oltre alla descrizione naturalistica e al superfluo. La nuvola è la forma dei nostri pensieri, fermoimmagine dell’attimo più intenso, dell’emozione più forte, della riflessione più profonda senza mai perdere di vista la cognizione della realtà che ci circonda. Ha partecipato a una decina di mostre personali in Italia e a una cinquantina di collettive anche all’estero. Fra le recenti: le fiere di Padova, Parma, Vicenza, Londra, Venezia, Asiago e “ArtBox Project” di New York, Miami, Zurigo e ancora Venezia. Alcune sue opere si trovano esposte a Hong Kong (Showroom MOTUS Legno). Le limitazioni sociali dovute alla pandemia globale da Covid-19 portano nella pittura di Maurizio Camposeo un cambiamento graduale dettato innanzitutto da un fare più riflessivo. Prende così avvio una fase introspettiva. Dal 2021 spariscono infatti i piani spaziali, i limiti e le prospettive, per lasciare il posto a cieli tersi e nuvole libere da cui filtra una nuova luce. La superficie della tela diventa uno spazio infinito in cui fluttuare e respirare, una dimensione eterea dove si sfiorano e si incontrano gli animi. adroid