Campanozzi Gabriele

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10,5

“L’astrazione libera i miei movimenti e i miei pensieri. A volte lascia ancora spazio ad alcune immagini anche se timide e non improvvisate. Non mi piace stare rinchiuso in un’unica tecnica. I materiali invadono il mio laboratorio per attaccarsi sulla mia tela come un magnete delle fantasie.” Gabriel Campanozzi sperimenta diverse materie e diverse tecniche artigianali per creare un’estetica inclassificabile che associa tutta una gerarchia di generi nelle sue opere composite. Appartenente alla generazione di emigrati italiani arrivati in Francia alla fine degli anni cinquanta, la sua estetica è influenzata dalla cultura del proletariato da cui riprende una narrazione tradizionale, navigando tra icone archetipiche laiche e cattoliche. Il suo approccio è decisamente poco soggettivo e maggiormente orientato alle procedure. Lavorando essenzialmente in serie, esplora i risultati astratti di diversi processi pittorici, frutto di numerose prove in officina. Che siano figurative o astratte, le sue opere, dalle apparenze minime, implicano un rigore concettuale prodotto nell’esecuzione di gesti semplici allo stesso tempo calcolati e casuali. Attraverso i suoi dipinti, sculture, oggetti d’arte e decorazioni, l’artista studia i nostri legami inestricabili con la storia, la tradizione e l’arte, interrogando il gusto collettivo e l’evoluzione sociale attraverso una tavolozza di colori distinti e abbondanti. La serie 2020 non sfugge alla regola. Prodotto da una miscela di vari materiali, l’artista ha costruito le sue opere con un nuovo procedimento pittorico. Come un lavoro di miniatore – l’artista colleziona vecchie edizioni di libri e manoscritti-, i suoi dipinti lavorati con coltello, spatola o dita, confondono diversi strati di vernici ad olio dai colori frizzanti in un magma di foglie d’oro 24 carati. adroid